Take-home messages

In questa pagina troverai tutti gli interventi offerti dalle persone esperte che abbiamo coinvolto in Decodifica.

Decodifica #1 - Il contributo di Valentina Aversano

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Ciao! Sono Valentina Aversano, una consulente strategica che dà una spinta ai progetti di comunicazione. Lavoro nel digitale da più di 15 anni e ho visto susseguirsi nel tempo tantissime piattaforme, mode, trend, domande su come la comunicazione digitale modifichi la nostra vita e il nostro lavoro. Ogni volta che mi sono trovata di fronte a qualcosa di nuovo mi ci sono accostata sempre con uno spirito di curiosa disponibilità.

Non cambia questo approccio se penso all'intelligenza artificiale, anzi! Io lavoro da freelance e passo moltissima parte del tempo in solitaria: considero l'intelligenza artificiale una possibilità di avere un collega o una collega in più. Un orecchio, un occhio, uno sguardo esterno capace di darmi un suggerimento, un check su quello che sto immaginando, su quello che sto progettando. Mi è successo di chiedere all'intelligenza artificiale di suggerirmi dei modi di raccontare il mio lavoro che fossero creativi o diversi da quelli che io potessi immaginare, ragionare insieme su identikit di target a cui rivolgermi, suggerire idee per i contenuti (dando una serie di elementi e una traccia fatta di una serie di paletti) e di farmi anche stupire dalle risposte che ho ricevuto in cambio.

Penso che siamo di fronte a un grande cambiamento di cui non possiamo ancora vedere tutti gli scenari ma per adesso possiamo affrontarlo come un'esplorazione che non sappiamo dove ci porterà ma che si è avvicinata. Con curiosità, con disponibilità, con apertura: potrebbe aiutarci nel lavoro, velocizzare alcuni processi e soprattutto metterci in discussione e portarci a guardare in modo diverso quello che ormai diamo per scontato.


Decodifica #2 - Il contributo di Stefania Di Mascolo

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Ciao, sono Stefania Di Mascolo e sono una Professional Organizer: aiuto freelance e imprenditrici a organizzarsi e essere produttive sul lavoro, sempre tenendo d'occhio anche gli equilibri della loro vita privata.

So bene, infatti, quanto sia difficile, anzi, direi impossibile, scindere questi due aspetti della nostra vita. In particolare, lavorando spesso con le donne, mi scontro con situazioni in cui, in famiglie in cui lavorano sia moglie che marito, c'è ancora una divisione dei compiti non equa e in cui la maggior parte del carico mentale ricade sulle donne: non è difficile immaginare quanto una situazione del genere possa impattare sulla produttività.

Il lavoro con i miei clienti si divide in quattro fasi.

  1. ascolto del cliente

  2. raccolta dei dati

  3. analisi dei dati

  4. una fase più creativa in cui propongo alcune soluzioni di organizzazione basate su tutto il percorso fatto fino a quel momento.

In questo panorama vedrei benissimo un’AI interfacciarsi con una mia cliente in fase di ascolto e registrazione dei dati, avendo però la possibilità, in caso di necessità, di accedere alla registrazione per cogliere quelle sfumature nella voce, quegli sguardi nel vuoto, quei tic, che solo quando ti incontri faccia a faccia con una persona puoi comprendere e interpretare.

Dove invece credo che al momento un’AI non possa sostituirmi è il momento della valutazione finale e della consegna al cliente: due fasi in cui le soft skills chiamate in causa sono talmente tante e devono essere anche molto ben affinate che per il momento non mi sentirei di delegare a nessun essere non umano.


Decodifica #3 - Il contributo di Valeria Locati

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Come tutte le rivoluzioni, anche quella dell'AI applicata alle scienze mediche e, nel mio caso, alla psicoterapia, è sicuramente ardua da immaginare e da rendere concreta nel quotidiano.

Per quanto mi riguarda, ciò che credo possa essere curioso e interessante da approfondire e da scoprire, è l'ausilio che questo tipo di innovazione e di progresso può fornire all'interno della stanza di terapia: non tanto nella relazione col paziente (che rimane appannaggio di due sistemi umani che entrano in relazione e che quindi portano emozioni, punti di vista, comunicazione non verbale, specifica e sicuramente contestuale) quanto invece nella possibilità di esplorare tutto ciò che avviene prima!

Quindi, per esempio, una rassegna della bibliografia e della letteratura specifica rispetto a un tema o l'eventualità di creare un database di casi clinici cui attingere per migliorare l'approccio con il paziente.

Nella strutturazione degli interventi all'interno dei percorsi psicoterapeutici, indubbiamente c'è bisogno di conoscenza che però non può sostituire quella competenza di cui appunto dicevo poco fa. Credo però che sia necessario anche integrare, anche in termini di scoperta e di accettazione di un certo tipo di progresso, tutto ciò che ha a che fare con degli ausili che siano efficienti e che possano aggiungere qualcosa che va oltre la fallibilità umana.

Mi piacerebbe capire meglio come questo punto di vista si possa condividere all'interno della comunità scientifica che ha a che fare con la psicoterapia, e sono certa che un interesse, un'apertura mentale da parte di noi clinici del mondo della salute mentale sia funzionale proprio a renderla una prassi sostenibile e soprattutto attuabile.


Decodifica #5 - Il contributo di Elisabetta Zurovac

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Ciao, sono Elisabetta Zurovac e sono ricercatrice e docente all'Università degli Studi di Urbino Carlo Bo nell'ambito della sociologia dei media digitali. Dalla mia prima connessione nel ‘98, Internet e le tecnologie digitali sono per me affascinanti e portatrici di grandi opportunità e lo stesso vale per l'AI.

Questa sta trasformando profondamente la didattica e l'apprendimento. Gli studenti possono ottenere spiegazioni dettagliate e personalizzate, simulando conversazioni con autori scientifici e persino ricevere feedback immediato su compiti o progetti. In un certo senso, può diventare un assistente personale per lo studio disponibile 24 ore su 24 -al contrario di noi docenti- che non solo spiega contenuti ma organizza il processo di apprendimento. Questa possibilità, tuttavia, richiede un approccio critico e consapevole. Infatti, l'AI può fornire risposte, ma non può sostituire il processo di riflessione e approfondimento, perché potrebbe ostacolare la capacità di analisi critica, una competenza fondamentale nel mondo accademico e professionale.

Inoltre, dobbiamo considerare che per quanto avanzata non è infallibile: dalla mia esperienza non mancano esempi di riferimenti bibliografici bizzarri o inesistenti, attribuzioni errate di paternità o maternità a teorie, così come letture di fenomeni non esattamente in linea con quanto è realmente sostenuto nelle opere scientifiche. Per comprendere questi errori e correggerli, tuttavia, è necessario aver già studiato, già letto, già assimilato i contenuti, aver sviluppato insomma una robusta competenza che non si ha quando si è all'inizio di un percorso di studio, o peggio, mi sento, quando lo si deve ancora affrontare.

In altre parole, l'intelligenza artificiale non può sostituire la nostra responsabilità di valutare ciò che leggiamo e ascoltiamo quando stiamo imparando qualcosa. E non possiamo delegarle il ruolo di testo di studio perché applica una mediazione che non ci è trasparente alla fruizione di saperi che non ci sono noti. Il momento della lettura, della comprensione e dell'organizzazione di un testo non possono, a mio avviso, venire bypassati dal facilitatore tecnologico. Se non sappiamo qualcosa o non sappiamo fare qualcosa, sarebbe più utile chiedere come fare e perché, invece di ricevere un pensiero organizzato dallo strumento, secondo le sue logiche e non necessariamente le nostre, e passivamente accettarlo.

Queste sono competenze che vanno curate e sviluppate, non per un voto ovviamente, ma per una crescita personale. Per concludere, credo che l'intelligenza artificiale debba essere vista come un potente alleato nello studio, ma con un uso consapevole e critico. Dobbiamo utilizzarla per potenziare le nostre capacità, non per sostituirle. Può aiutarci a ottenere di più, ma sta a noi mantenere il controllo del nostro percorso di apprendimento, preservando quella curiosità e quello spirito critico che sono la base di ogni vero progresso.


Decodifica #6 - Il contributo di Sara Compagni

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Ma buongiorno! Sono Sara Compagni, imprenditrice e founder del progetto Postura da Paura. Postura da Paura nasce nel 2018 come progetto di divulgazione con l'intento di raccontare i temi della nutrizione, dell'allenamento, della salute e del benessere in generale. Si tratta di un personal brand perciò sono sempre stata io (con il mio tempo!) a registrare video e a scrivere articoli per la mia community: questo è stato un grandissimo vantaggio ma anche un grandissimo investimento in termini di tempo. E come sapete bene, per un imprenditore risparmiare sul proprio tempo, così come acquisire nuovi utenti, sono sempre un tema: perciò la nuova sfida era provare ad acquisire nuovi utenti riducendo il tempo impiegato per ottenere questo risultato.

Ho così chiesto a Febus se sarebbe stato possibile utilizzare i contenuti da me già realizzati in passato per creare un podcast, in modo da raggiungere un target che ancora non avevamo intercettato e mettere un po' alla prova anche i nostri contenuti. Così, dopo un piccolo lavoro di riadattamento dei testi per renderli pronti a essere letti e fruiti tramite ascolto, li abbiamo somministrati a Fabcaster, che ha tradotto le mie parole scritte in un contenuto audio che utilizza la mia voce.

Proprio grazie a Febcaster siamo riusciti a realizzare le prime sei stagioni di PDPodcast che ad oggi è disponibile su tutte le piattaforme di streaming e a ridurre, soprattutto, il mio impegno di tempo!


Decodifica #7 - Il contributo di Gaia Giordani

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Ciao, sono Gaia Giordani e da vent’anni mi occupo di contenuti, da quando ancora c'erano i magazine di carta, poi su internet, sui social, sui blog, sui magazine digitali, su tutte quelle che sono oggi le possibili applicazioni dei contenuti online e offline.

Proprio questa mia attitudine a considerare il contenuto un “prodotto dell'ingegno” mi ha portata, da blogger della primissima ora, ad affacciarmi a tutte le novità possibili in questo ambito. Quindi quando le prime AI generative, ben prima di diventare mainstream, hanno iniziato a essere disponibili per noi early adopters, ho iniziato subito a smanettare. Sono partita con Midjourney nel luglio 2023 per generare animaletti carini tramite text to image che sembravano fatti all'uncinetto. Sono rimasta stupita dalle potenzialità che una riga di testo poteva avere nel generare un'immagine (un po' strampalata, diciamo!): era qualcosa che all'epoca - sembra un'era geologica fa ma sono passati solo un paio d'anni- sembrava una piccola magia.

Io sono nata come copywriter e web editor, quindi ho sempre dato priorità nel mio lavoro al potere della parola e quindi la parola che diventa immagine o che diventa video ha qualcosa di divino per la sua capacità di generare e non di creare. Stiamo parlando quindi non della capacità creativa che ha la mente umana, di stabilire connessioni che in qualche modo producono qualcosa di nuovo, ma di generare da un input e soprattutto da un training della rete neurale che guida la macchina nel creare qualcosa di sequenziale, di prevedibile e sicuramente di derivativo in questo momento, anche se non sappiamo come sarà più in là.

Io faccio la consulente per agenzie, casi editrici, aziende e dal mio punto di osservazione, mi sento rivolgere spesso questa domanda. “Come possiamo utilizzare gli strumenti di intelligenza artificiale per creare qualcosa di bello? Per creare qualcosa di nuovo? Per snellire i flussi?” Quest’ultimo è uno dei temi caldi di questo momento storico; massimizzare il tempo limitando le operazioni ripetitive.

Non c'è una sola risposta e io mi abbevero costantemente alle risposte degli altri, alle ricerche di chi è molto più avanti di me: nella medicina, nelle neuroscienze, in tantissimi ambiti anche umanistici ci sono già applicazioni interessanti e talvolta spaventose che vanno metabolizzate e incorporate all'interno dii flussi ormai vetusti. Ci sarà all'orizzonte una nuova rivoluzione industriale, nella quale sicuramente non possiamo rimanere spettatori, ma dobbiamo evolvere all'interno di questo new normal.


Decodifica #8 - Il contributo di Carlotta Berta

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Ciao! Sono Carlotta Berta, sono una progettista all'interni e una design blogger. Nel 2016 ho fondato “Un progetto”, il mio studio di interior design, dove da anni affianco alla progettazione di spazi residenziali e commerciali la creazione di contenuti online dedicati al design. Non ho mai fatto la cosiddetta gavetta in studio se non con tirocini universitari, curricolari ed extracurriculari, quindi vista anche la mia formazione da ingegnera ho dedicato i miei primi anni di attività a sviluppare ed affinare un processo di lavoro efficace, che permette di gestire al meglio sia la progettazione sia la comunicazione con i clienti.

Oggi sento di aver trovato un buon balance tra lavoro creativo, quello esecutivo e di dettaglio, e quello più dedicato alla relazione con il cliente e alla gestione del cantiere. Nell'ultimo anno ho iniziato a esplorare il mondo dell'intelligenza artificiale per capire se e come possa aiutarmi a progettare meglio e ottimizzare il processo. Sono convinta che possa aiutarmi sia dal punto di vista creativo (per mettere in campo più idee e non fermarmi a ciò che riesco a immaginare) sia dal punto di vista del processo, per snellire alcune operazioni e rendere il lavoro più efficiente. Non affronto il tema con paura o timore, forse perché sono convinta che l'intelligenza artificiale non potrà sostituire completamente la figura dell'interior designer. Questo perché il nostro mestiere si basa sì sull'esperienza, sulla tecnica e la creatività, ma anche e soprattutto sull'empatia e la capacità di comprendere le esigenze del cliente (esigenze, peraltro, che spesso non sono chiare neanche al cliente stesso!). Nonostante quindi io riconosca che l'intelligenza artificiale possa aiutarmi a progettare di più, a progettare meglio, devo dire che al momento mi sono fermata allo step zero. Un business come il mio si fonda principalmente sul mio tempo e quando funziona ogni minuto è dedicato alle attività di progettazione, di programmazione e di gestione. Il mondo dell'intelligenza artificiale, che di fatto per me è quasi completamente inesplorato, mi richiederebbe di liberare parte del mio tempo per studiare e capire cosa c'è di buono e come potrebbe essere utile per il mio lavoro. Per semplificare, ad oggi io non saprei neanche quale strumento utilizzare e come utilizzarlo, o in quale fase del processo utilizzarlo. So che arriverà il momento in cui dovrò scontrarmi con questa cosa, dovrò approfondire, dovrò studiare, ma attendo momenti migliori.